Il muro portante

05.02.2022 23:15 di  Marco Ceccarini   vedi letture
Alessandro Fantozzi
Alessandro Fantozzi
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Livorno – La Libertas 1947, società che cerca di rinverdire la tradizione sportiva della Libertas storica, dopo la sconfitta subita l’altra sera nel derby con la Pielle, ha esonerato ieri, giovedì 4 febbraio, il coach Alessandro Fantozzi, suscitando non poca sorpresa e qualche perplessità nel mondo libertassino.

Fantozzi siede a pieno titolo tra i grandi dello sport livornese. Genio assoluto della pallacanestro italiana, tra i fuoriclasse nel ruolo di playmaker assieme a Pierluigi Marzorati, Carlo Caglieris, Roberto Brunamonti, Massimo Bulleri, Gianmarco Pozzecco e pochi altri, non è pur tuttavia mai riuscito, almeno finora, ad affermarsi come allenatore di successo o quantomeno del medesimo successo ottenuto da giocatore.

Eppure chi ha nel cuore la Libertas non può dimenticare, e non dimentica, quanto questo ex ragazzo, plasmato tecnicamente da Gianfranco Benvenuti, ha dato alla causa libertassina. Era in campo a capitanare la squadra, quel 27 maggio 1989 al Pala Macchia, quando il canestro di Andrea Forti era buono e la Libertas si vide scippare lo scudetto dall’Olimpia Milano.

Schietto nell’eloquio e generoso sul parquet, Fantozzi è stato ed è la Libertas, in qualunque salsa essa si presenti: quella storica, quella odierna, quella rappresentata dalla Liburnia, dove lui ha chiuso la carriera da giocatore e iniziato quella da allenatore, dopo essere stato anche l’eroe di Capo d’Orlando, dove il Palasport porta, non a caso, il suo nome.

Il ritorno nel mondo libertassino di Fantozzi in qualità di tecnico, stavolta alla Libertas 1947, aveva aumentato, in estate, l’entusiasmo di quella tifosera, dopo che la squadra aveva sfiorato la promozione in Serie A2 ed i tifosi assaporavano una stagione di tutt’altro tipo, tanto più in vista dei derby da sostenere con la Pielle, neopromossa in B.

Ma i fatti, purtroppo, hanno consegnato alle cronache una realtà ben diversa da quella che i tifosi si aspettavano. Infortuni ed assenze di ogni tipo, comprese quelle imposte dal covid, hanno gravato sulla squadra, condizionandone inevitabilmente l’andamento.

Non sarebbe stato facile per nessuno, nelle medesime condizioni, ottenere risultati molto migliori. Oltretutto la squadra sembra incompleta, mancando di un vero lungo, ed anche questo aspetto, al pari delle assenze e degli allenamenti non svolti o rimandati, non va sottaciuto né sottovalutato.

Con tutto ciò, sia chiaro, ben comprendiamo la necessità della società presieduta da Roberto Consigli di scuotere l’ambiente. E comprendiamo, sia altrettanto chiaro, la delusione indotta dalla pesante sconfitta subita nel derby così come la possibilità che possano esserci state problematiche di empatia con la squadra o la dirigenza. Ma ugualmente crediamo che, dopo aver inopinatamente esonerato il coach della promozione sfiorata, Luigi Garelli, occorreva adesso continuare sulla strada intrapresa, magari rafforzando la squadra, volendo e dovendo credere nella possibilità di invertire la tendenza non appena, con il roster al completo e la possibilità di allenarsi regolarmente, le cose sarebbero forse volte al meglio.

In questa valutazione, ovviamente, nulla c’entra Marco Andreazza, l’allenatore chiamato a sostituire Fantozzi, che è un ottimo tecnico e al quale auguriamo ogni bene. Questa è solo e soltanto una riflessione dettata dalla convinzione che, ammesso e non concesso che la decisione di allontanare Fantozzi dalla guida tecnica della Libertas 1947 sia stata la scelta giusta, occorre sempre e comunque considerare che, quando si decide di congedare un mito e simbolo qual è Fantozzi, bisogna farlo con tutta la delicatezza e tutta l’attenzione necessaria perché esonerare l’ex numero 10, nella Livorno di fede libertassina, è come abbattere il muro portante che tiene in piedi l’intero edificio. Bisogna farlo con tutta la cura possibile e anche con un po’ di quella impossibile.