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17.04.2023 18:25 di  Paolo Verner  Twitter:    vedi letture
La bandiera amaranto
La bandiera amaranto
© foto di Amaranta.it

Livorno - Con il mesto pareggio di ieri, domenica 16 aprile, il campionato degli amaranto si avvia ai titoli di coda. Non sappiamo, al momento, se le prossime tre partite consentiranno al Livorno di partecipare all’appendice, in verità quasi inutile visto l’effettivo coefficiente di questa squadra e il fatto che non garantiscono nulla, dei playoff. Il calendario, di certo, non aiuta. Il Livorno è atteso da un finale di campionato tutt’altro che facile. E la squadra, da parte sua, non ha spunti che facciano sperare in quel cambio di passo che invece sarebbe necessario a raggiungere l’obiettivo che la società uscente si è data, ovvero il raggiungimento dei playoff per giocarseli fino in fondo. L’auspicio è che con un punticino alla volta il traguardo possa essere superato, anche se alle spalle incombono avversarie più motivate. Vedremo. Personalmente non mi appassionano le ultime tre partite né l’eventuale coda degli spareggi.

Quelle che maggiormente appassionano, invece, sono le vicende societarie. Non nascondiamolo, l’attesa è tutta per il definitivo ingresso del nuovo patron, Joel Esciua, che dal primo luglio, salvo colpi di scena, sarà effettivamente al timone dell’Unione Sportiva Livorno con intenti tutt’altro che modesti. Il suo arrivo, la velocità con la quale ha concluso una trattativa che in certi momenti sembrava complicata, depone a suo favore, così come l’entusiasmo che tra la tifoseria amaranto si era assopito e adesso ricomincia a far capolino. La persona sembra aver mezzi economici, competenze tecniche ed organizzative. Si troverà subito alle prese con il compito di vincere il campionato più difficile di tutti, dalla B a scendere, ossia il campionato di Serie D che prevede la promozione di una squadra sola, con i playoff che, contrariamente a quanto succede negli altri campionati, servono solo a stilare una lista di attesa per eventuali ripescaggi.

Ci prepariamo dunque al passaggio da una proprietà a un’altra che speriamo foriera di novità belle. E alla quale diamo tutto il nostro più sincero in bocca al lupo.

Ma che valutazione possiamo dare alla gestione che decadrà il prossimo primo luglio?

Una sufficienza meritata, non di più. Certo, c’è il merito di aver rimesso sul campo una squadra di calcio e di aver vinto un gironcino che era la prima fase del campionato di Eccellenza regionale, che lo scorso anno prevedeva una formula particolare a causa della pandemia, il quale tuttavia, ben lo ricordiamo, ebbe un epilogo disastroso sul campo quando le partite cominciarono a contare davvero, con turbolenze mal gestite di spogliatoio, a quanto si apprendeva, ed anche con un po’ troppa presunzione. Buon per la sorte amaranto fu che nel Valdarno Superiore, quando neanche ne avevano bisogno, misero in piedi una fantozziana vicenda di illecito sportivo che, con la retrocessione all’ultimo posto del Figline nel triangolare che assegnava due promozioni su tre, ha consentito al Livorno, grazie all’ausilio della giustizia sportiva, di essere promosso in Serie D a risarcimento del maltorto subito nell’appendice regionale e comunque dopo aver mostrato limiti evidenti nella successiva fase nazionale.

Personalmente, inoltre, darei una sufficienza stiracchiata anche per il campionato in corso. In fondo un piazzamento tra le prime otto dieci squadre può dirsi dignitoso per una squadra fatta, sfatta e rifatta a stagione in corso. Il Livorno, nelle due versioni viste quest’anno, ha mostrato di non avere la forza reale per aspirare a una posizione di vero prestigio.

Un saluto, infine, desidero inviarlo al presidente uscente, Paolo Toccafondi. La sua, secondo il sottoscritto, è stata una presidenza senza particolari lampi. A mio parere ha ripercorso il sentiero tracciato nei lunghi anni di gestione del Prato, con il quale non ha raggiunto grandi risultati. I suoi errori più evidenti, durante questo campionato, sono tre.

Il primo è aver spacciato l’undici amaranto prima versione come una squadra allestita per competere con la super favorita Arezzo, quando non era vero. Ciò è stato fonte di pericolose illusioni e conseguente fortissima disillusione tra i tifosi, dopo i primi risultati sfavorevoli.

Il secondo errore è stato l’esonero di un allenatore, Lorenzo Collacchioni, che non avrà incantato, ma che aveva portato la squadra al terzo posto in classifica. Averlo richiamato con una giravolta che in pochi hanno capito e compreso dopo il primo esonero, per sostituirlo di nuovo con un suo fedelissimo, Vincenzo Esposito, bravissima persona, per carità, ma allenatore ormai fuori dal mondo del calcio da un paio di anni che infatti mai è riuscito a dare una identità concreta a una squadra che, va detto, sotto la sua gestione ha convinto meno di quella a cui Collacchioni un’identità, nonostante tutto, aveva dato.

Il terzo errore, non meno importante, è stato infine quello della rivoluzione della rosa effettuata in gennaio, quando si è assistito a una giostra di arrivi e partenze che è andata a sconfessare il lavoro fatto dai direttori sportivi in estate, facendo arrivare a Livorno calciatori non qualitativamente superiori a quelli che erano già in squadra, tanto che i risultati non sono stati migliori.

Per concludere desidero fare una parentesi sulla controversa sinergia, quasi forzata, con la Pro Livorno Sorgenti, che non ha giovato a nessuna delle due società e che potrebbe essere già al capolinea dopo neppure dodici mesi di convivenza. Vedremo come vorrà muoversi la nuova società. Di sicuro l’idea di realizzare al campo Magnozzi la cosiddetta Casa Livorno pare al momento tramontata, così come tramontata può dirsi, sempre al momento, l’idea di sostituire il manto erboso dello stadio Picchi con un manto sintetico.

Un saluto quindi a Toccafondi e ai suoi collaboratori, ringraziandoli per il lavoro svolto, un grazie sincero che però, secondo il mio punto di vista, non può e non deve scadere nella retorica del salvatore della patria amaranto. Coloro che lo scelsero nell’estate del 2021 lo fecero a ragion veduta, ma non dimentichiamo che esistevano anche altre proposte, alcune di valido spessore, così come non occorre dimenticare e sottovalutare l’importante sostegno dato dal livornese Stefano Bandecchi, senza il quale questa società avrebbe sicuramente incontrato parecchie difficoltà economiche in più.

L’auspicio di chi scrive è che il cambiamento, se dai buoni propositi passeremo ai fatti concreti, porti a una sprovincializzazione di tutto l’ambiente che gravita attorno alla maglia amaranto, addetti ai lavori e stampa compresa, media e social, tifoseria nel senso lato del termine. La nuova società non avrà bisogno di sostenitori organici, ma di attenti osservatori del suo operato, se necessario pronti alla critica, anche dura, se e quando ce ne sarà bisogno, ognuno con il proprio punto di vista, lontano dal pensiero unico, perché il confronto e la diversità di vedute sono ricchezza.

Auguri, quindi, Unione Sportiva Livorno, che il futuro ti sorrida e soprattutto che la nuova proprietà, una volta pienamente attiva, librare nel cielo le ali amaranto della nostra squadra.